giovedì 22 gennaio 2015

La ricerca e la creazione del valore

Un modo banale per creare valore è mettere la gente a lavorare.
Si può fare in vari modi elevand:o gli standard ai cui la società si deve attenere, eliminando le varie strozzature burocratiche, imponendo il rispetto generalizzato delle norme, facendo un maggiore uso delle tecnologie.
Per quasi 50 anni ho avuto la fortuna di lavorare per la ricerca di STMicroelectronics.Ho avuto quindi l’opportunità di essere testimone  o anche protagonista delle principali innovazioni.
Lo scopo dell’attività di ricerca è quello di implementare nuove funzioni o migliore la funzionalità e le prestazioni di quelle già sul mercato.
Il risultato è quello di fornire allo stesso costo, al momento attuale circa 300 miliardi di dollari per tutta l’industria microelettronica , più funzioni. Il caso più banale è dato dal numero di bit prodotti  che raddoppia ogni due anni circa, cioè i costi si riducono di quasi il 40% per anno.
Descrivo alcune delle innovazioni di cui è facile capire l’impatto economico.
Nelle prime memorie, fino alla 1kbi, (1974 circa), la cella per memorizzare un bit era costituita da tre transistori, a partire dal 1974 fu adottato uno schema che faceva uso di un singolo transistore.
Il vantaggio economico è evidente: il costo dipende dal numero di transistori, ma il valore dipende dalla funzione svolta, quindi si può creare un grosso vantaggio per il cliente ed avere anche un utile elevato.
Ma piuttosto che descrivere la sequenza delle innovazione è megliofare riferimento ad una aspetto delle memorie che è sotto gli occhi di tutti: quella delle memorie non volatili, nelle sue varie forme USB/flash drives o pennini.
ST nel 1978  present alla ISSCC (International Solid State Circuit Conference), il massimo congresso dove tutte le innovazione sono presentate, la prima memoria no  volatile da 256 bit. L’Intel presentava una memoria più densa basata su altri principi: la corsa ebbe inizio con molti concorrenti in gioco.
Nel 2000 una parte dei quasi tre miliardi di dollari di utile di ST proveniva dalle memorie non volatili!
Pochi anni dopo ST abbandonava il campo: il gruppo coinvolto nell’attività, dopo varie vicende, è confluito nella Micron, alla pari dei gruppi omologhi di Intel, della Giapponese Elpida e di altre società.
Il 12 febbraio di quest’anno Micron presenterà un chip di memoria da 128Gbit.
Il prezzo di vendita del chip sarà praticamente lo stesso di quello presentato 36 anni fa, con la differenza che ha un numero di bit 16 milioni di volte maggiore! Questa è l’innovazione alla base della microelettronica e della presente era, piena di informatica.
Nei primi anni, fino al 2000, la microelettronica ha avuto una crescita del 15% per anno ed ha dato un contributo di creazione del valore alle industrie che la microelettronica serve di quasi il 40% per anno. Adesso si è una fase in cui si ha creazione di valore ma la crescita della microelettronica è  limitata.



Crescita e creazione di valore

La relazione fra crescita e creazione di valore sembra quasi tautologica: cioè viene dato per scontato che crescita equivale alla creazione di valore.
Quindi se la crescita dell’economia mondiale è del 3.3 % per anno (media dal 2006 al 2011) diamo per scontato che si è creato ben il 3.3% di valore in più rispetto all’anno precedente, non è poco!
Chiaramente si tratta della media del contributo di tutte le nazioni: il contributo della zona euro nell’anno appena passato è stato del  -.4 % (Germania .5 %, Italia -1.8 %),  quello degli Stati Uniti[1]  del 1.7 %, quello della Cina del 7.7 %, India 4.9% (The Economist 3/1/2014).
Nel caso della Cina è chiaro da dove proviene la creazione di valore: ogni anno mette al lavoro quote sempre maggiori della popolazione o la sposta dall’agricoltura ad attività più produttive ed innova sempre di più i processi industriali. Iil valore creato viene usato per finanziare il debito americano ed altri investimenti più strategici ed un’attività di ricerca che diventa sempre più rilevante.
Specularmente l’Europa diventa sempre più povera, non riuscendo a mettere al lavoro gran parte della popolazione e tagliando spese strategiche a favore di spese improduttive, inoltre la competitività residua(quella della Germania) avviene a scapito di una bilancio commerciale fortemente in attivo e con  un euro forte, che certamente non favorisce le regioni deboli come l’Italia.
Se si guarda la situazione da un punto di vista sovranazionale, quello delle grandi aziende che trascendono i limiti delle singole nazioni, troviamo (Fortune 500, 2013) che il loro profitto medio è stato del 6%.
Questo valore, anche se deve essere stratificato per settore, dà una prima indicazione di quello che lo sviluppo a cui le economia nazionali si devono riferire.
Il tasso reale di interesse non può essere maggiore di tale valore, altrimenti le aziende darebbero maggior profitto a che presta loro dei soldi che agli azionisti.



[1] La crescita Americana è indotta dal quantitative easing (cioè le massicce immissioni di denaro che la FED fa mensilmente) che ha causato il maggior rialzo degli ultimi 18 anni della borsa americana ed una sostanziale riduzione dei tassi reali di intersse. Wall Street Journal 30/12/2013