Ieri, 14/11/2013, Rai 2 riportava un allarme sollevato da Mastrapasqua, il capo dell’INPS, su
difficoltà nel pagamento delle pensioni. Questione subito ridimensionata dal
ministro Sacccomanni.
Adam Smith ne La
ricchezza delle Nazioni afferma che un buon bilancio è un bilancio
in pareggio (a balanced budget). Sono passati un po’ di anni (era il
1776 quando Adam Smith pubblicò il suo capolavoro), ma adesso il principio è
praticamente accettato da tutti. Tuttavia siamo molto lontani dalla concreta
implementazione.
In natura invece
si è un passo avanti: il pareggio è applicato per tutte le grandezze in gioco e
non potrebbe essere differentemente.
Nei mitocondri, le minuscole centrali energetiche degli esseri viventi,
tante cariche elettriche entrano tante ne escono,
tanti atomi di idrogeno entrano tanti ne escono,
tanta energia entra tanta ne esce:
è il detailed balance!
Nei mitocondri, le minuscole centrali energetiche degli esseri viventi,
tante cariche elettriche entrano tante ne escono,
tanti atomi di idrogeno entrano tanti ne escono,
tanta energia entra tanta ne esce:
è il detailed balance!
Per le pensioni
si dovrebbe fare lo stesso: ognuno in pensione dovrebbe avere diritto ad una
quota della disponibilità pari a quanto ha versato quando era in attività.
Vediamo di
chiarire il concetto con un esempio numerico grossolano.
Supponiamo di aver versato 10 mila euro in un anno in cui i versamenti di tutti lavoratori ammontavano a 150 miliardi di euro. La quota versata è quindi 67 miliardesimi.
Dopo 40 anni avrò accumulato 3 milionesimi (circa 67X40).
Quando arrivo alla pensione, i contributi versati dai lavoratori assommano a 300 miliardi, mentre i pensionati reclamano quote che potrebbero essere complessivamente uguale a 15, cioè circa la vita media dopo la pensione.
Per calcolare quando prenderò ogni anno devo dividere per 15 la quota da me accumulata, cioè avrò diritto a (3 milionesimi)/15=200 miliardesimi dei contributi versati nell’anno.
Prenderò quindi 60 mila euro di pensione l’anno.
Supponiamo di aver versato 10 mila euro in un anno in cui i versamenti di tutti lavoratori ammontavano a 150 miliardi di euro. La quota versata è quindi 67 miliardesimi.
Dopo 40 anni avrò accumulato 3 milionesimi (circa 67X40).
Quando arrivo alla pensione, i contributi versati dai lavoratori assommano a 300 miliardi, mentre i pensionati reclamano quote che potrebbero essere complessivamente uguale a 15, cioè circa la vita media dopo la pensione.
Per calcolare quando prenderò ogni anno devo dividere per 15 la quota da me accumulata, cioè avrò diritto a (3 milionesimi)/15=200 miliardesimi dei contributi versati nell’anno.
Prenderò quindi 60 mila euro di pensione l’anno.
Da notare che il
lavoratore dell’esempio ha uno stipendio doppio rispetto la media (bastano
infatti 15 milioni di lavoratori a coprire il totale dei contributi). Inoltre
l’economia della nazione è cresciuta il termini reali di un fattore due in 40
anni.
Ovviamente se i pensionati tendono a vivere 100 anni la quota complessiva da loro reclamata sarà ben maggiore di 15, se invece aumentiamo a 70 anni l’età del pensionamento il fattore di normalizzazione diminuirà..
L’ammontare da dividere invece dipende da quanti disoccupati abbiamo e da quanto facciamo pagare di contributi.
Ovviamente se i pensionati tendono a vivere 100 anni la quota complessiva da loro reclamata sarà ben maggiore di 15, se invece aumentiamo a 70 anni l’età del pensionamento il fattore di normalizzazione diminuirà..
L’ammontare da dividere invece dipende da quanti disoccupati abbiamo e da quanto facciamo pagare di contributi.
E’ chiaro che così
facendo il fondo pensione sarà sempre in pareggio, ma non ho la certezza di quanto prenderò di pensione.
Ma il rimedio può sembrare peggiore del male!
Ma il rimedio può sembrare peggiore del male!
Occorre
considerare che altre soluzioni sono ancora peggio: nei paesi dove sono in
vigore i fondi pensione si è in balia di un sistema finanziario che di fatto ha
trasformato il mondo in una superbisca, quindi non vi è nessuna garanzia di riprendere
quanto si è versato.
Il sistema a ripartizione è sicurante più stabile, ovviamente se l’economia della nazione continua a regredire come sta succedendo all’Italia negli ultimi dieci anni, i pensionati non possono pensare di rimanerne immuni.
Il sistema a ripartizione è sicurante più stabile, ovviamente se l’economia della nazione continua a regredire come sta succedendo all’Italia negli ultimi dieci anni, i pensionati non possono pensare di rimanerne immuni.
Vi è un'altra
applicazione del detailed balance. E’ quello dei singoli individui: non che
tutti devono essere alla pari, ma almeno una contabilità fra i contributi ed i
benefici deve essere tenuta.
Va evitato l’estremo limite raggiunto dall’inghilterra dove vengono elargiti benefits vari perben
160 B£, pari all’introito dell’income tax ed il governo, che ha del 6.1 % (forecast di ottobre 2013) sul GDP, non è riuscito a far passare il limite ai benefits a 26 mila sterline l’anno, che potrebbero garantire l’equivalente di un stipendio medio ad oltre 6 milioni di famiglie.
La contabilità individuale potrebbe essere il primo passo verso l’equilibrio dei diritti con i doveri.
Va evitato l’estremo limite raggiunto dall’inghilterra dove vengono elargiti benefits vari perben
160 B£, pari all’introito dell’income tax ed il governo, che ha del 6.1 % (forecast di ottobre 2013) sul GDP, non è riuscito a far passare il limite ai benefits a 26 mila sterline l’anno, che potrebbero garantire l’equivalente di un stipendio medio ad oltre 6 milioni di famiglie.
La contabilità individuale potrebbe essere il primo passo verso l’equilibrio dei diritti con i doveri.